“Il riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata deve essere, oltre che una priorità civica e culturale di un territorio, anche un’opportunità di start up di lavoro vero e giovane imprenditoria”. A dirlo è l’Associazione ParcivAL, affidataria di Cascina Saetta, primo bene confiscato alla mafia in Provincia di Alessandria, che dal 2016, grazie al contributo della Fondazione SociAL, all’attività di riuso sociale (incontri di formazione con associazioni e scuole, animazione sociale, ecc.) affiancherà la sperimentazione di una formazione professionale in acquacoltura, con possibili sviluppi produttivi nel medio-lungo periodo.
Cascina Saetta, confiscata nel 2005 ad esponenti genovesi della mafia gelese, era stata assegnata al Comune di Bosco Marengo nel 2010 e dal novembre 2014 è oggetto di una delega da parte del Comune all’Associazione che, nata per sostenere e divulgare gli ideali, i principi dell’antimafia sociale promossi da “Libera”, agisce a contatto con volontari e associazioni aderenti alla rete.
Dopo anni di abbandono della struttura e dopo diversi progetti accantonati (un allevamento di quaglie, un vivaio), Parcival intende attivare al suo interno iniziative rivolte a scuole, gruppi, circuiti collegati al turismo responsabile che saranno realizzate in rete con il complesso di Santa Croce ed il Parco del Po e dell’Orba.
Oltre a ciò la disponibilità da parte dell’associazione di una serra automatizzata ha suggerito l’attivazione di un progetto pilota ad oggi inedito in Piemonte, con potenziali sviluppi imprenditoriali innovativi: la coltivazione/allevamento attraverso la tecnologia Acquaponica, oggi promossa e patrocinata anche
dalla FAO.