La cooperativa Maramao, partner di Fondazione SociAL nella realizzazione di diverse iniziative, è stata premiata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) con il logo “Welcome. Working for refugee integration”.
Un riconoscimento che, a partire dal 2017, l’UNHCR assegna alle aziende che in Italia si impegnano per favorire i processi d’integrazione lavorativa dei beneficiari di protezione internazionale. Attraverso l’esposizione del logo si persegue un duplice obiettivo:
Testimoniare l’adesione a un modello di società inclusiva, prevenire e combattere sentimenti di xenofobia e razzismo nei confronti dei richiedenti asilo e dei beneficiari di protezione internazionale;
Assumere una parte di responsabilità nella costruzione di una società più sensibile ai bisogni di chi è stato costretto ad abbandonare il proprio paese a causa di guerre, conflitti e persecuzioni.
Nell’edizione 2019, l’UNHCR ha premiato con il logo “Welcome – Working for Refugee Integration” 121 aziende che si sono contraddistinte per aver favorito l’inserimento professionale dei rifugiati e per aver sostenuto il loro processo d’integrazione in Italia. In questa terza edizione del premio, l’UNHCR ha assegnato inoltre il logo We Welcome a 52 cooperative, onlus, fondazioni, associazioni di categoria, sindacati, servizi per il lavoro ed enti locali che, a vario titolo, si sono impegnati per favorire l’inclusione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale.
Sia CrescereInsieme sia Maramao sia le aziende collegate alla rete di integrazione delle due coop si stanno già attivando per partecipare all’edizione successiva. Come commentano dalla cooperativa acquese “è davvero un grande orgoglio. Non solo per noi, ma proprio per Acqui e la rete di attori che lavora per il bene comune su questo territorio!”. Per maggiori informazioni sul lavoro per l’integrazione e per una società più inclusiva su questo territorio: www.crescere-insieme.it/welcome
Tempo di saggi natalizi per gli allievi della classe di pianoforte della docente Fiorenza Bucciarelli del conservatorio Vivaldi di Alessandria. Anche questo saggio – come già nei mesi di aprile, maggio e giugno – sarà virtuale e il video sarà pubblicato durante le feste di Natale sulla pagina Facebook dell’associazione AdArti e sui social del conservatorio. Ecco cosa ci hanno scritto:
Eccoci al nostro quarto saggio virtuale, in questo tumultuoso 2020. Ci siete proprio tutti, i “veterani” ma anche i più giovani, alla loro prima esperienza. A fine estate, nella settimana del Campus , avevamo già ripreso con gioia a respirare musica tutti insieme. Ci poi siamo ritrovati ancora nella nostra mitica aula 25, giusto in tempo per accogliere i nuovi compagni e per preparare gli esami autunnali, che, anche grazie al lavoro di preparazione per i saggi virtuali, sono andati bene! E allora avanti, non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà del momento, facciamo sentire ancora la forza della musica, dell’impegno e dell’amicizia. Per augurarci e augurarvi un anno migliore, dove poter ritrovare nuove energie ed il calore del nostro pubblico. Buon Natale e felice 2021 dall’aula 25! Fiorenza Bucciarelli con: Anna Clara Capello Piacentini, Caterina e Lorenzo Dong, Eleonora Antonellini. Gabriele Triglia, Giulia Vowles, Giovanni Lai, Carlotta Spanu, Angelica Coppo, Sebastiano Cormaio, Michela Zancanaro, Nicolò Gadaleta, Petra Alcidi.
Con l’intento di verificare con maggiore accuratezza, a partire dai ben noti eventi sanitari, la fattibilità dei progetti richiedenti contributo, Fondazione SociAL ha deciso di prorogare la pubblicazione degli esiti del Bando 2020. I progetti approvati saranno, pertanto, resi noti nel mese di gennaio 2021.
“Proprio perchè – ha spiegato Alessio Del Sarto, responsabile di Fondazione SociAL – è molto complicato per noi comprendere cosa accadrà nei prossimi mesi ci stiamo prendendo un pochino di tempo in più, non tanto per identificare i progetti ma per decidere in che maniera finanziare, quando farlo. Ci sono progetti, ad esempio, che hanno molte connessioni con le realtà scolastiche dentro le quali non si può, ad oggi, entrare. In questo momento stiamo ragionando in maniera profonda e ci stiamo prendendo un po’ più di tempo per non fare errori strategici”.
Nel corso della serata dedicata al Terzo Settore che, abitualmente, Associazione Cultura e Sviluppo e Fondazione SociAL organizzano inisieme prima delle feste natalizie, si è discusso di disparità sociali in Italia e del ruolo che possono avere il Terzo Settore, il no profit, l’associazionismo, la cooperazione, la partecipazione civica e giovanile. Nostri ospiti sono stati Carola Carazzone – segretario generale di Assifero, Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti della filantropia Istituzionale – e Carlo Borgomeo – presidente di Fondazione Con il Sud e dell’Impresa Sociale Con I Bambini.
Borgomeo ha spiegato come esista una diseguaglianza di reddito, di genere, territoriale, educative e che ciò si verifichi anche in aree interne di regioni del nord avanzate. Con la crisi le disuguaglianze si sono espanse, con la pandemia è esplosa la violenza sulle donne, si è aggravata la situazione dei senza fissa dimora, tanto da poter dire che sono nate disuguaglianze specifiche legate all’emergenza sanitaria.
Anche prima della pandemia c’erano ampie aree di diseguaglianza e non è detto che la situazione migliori una volta superata l’emergenza. Ci vuole un impegno forte e immediato per cambiare le cose, la diseguaglianza non è ineludibile. L’uguaglianza nasce dal riconoscimento dei diritti essenziali quali salute, istruzione, un minimo di benessere e deve prevedere anche secondo livello, ovvero il diritto ad avere pari opportunità senza favorire chi parte avvantaggiato.
Come ha detto Borgomeo, la sostenibilità non è legata solo al clima e all’ambiente ma è fondamentale anche l’aspetto sociale. La lotta alle diseguaglianza è la premessa per lo sviluppo economico: è infatti dimostrata la relazioni diretta tra diseguaglianza e sottosviluppo.
Rispondere al bisogno pone premesse per lo sviluppo, poi è necessario investire nel capitale sociale e rafforzare la dimensione comunitaria. Solo in questo modo lo sviluppo è sostenibile e duraturo.
Borgomeo ha ricordare che lavorare nel terzo settore vuol dire avere la volontà di cambiare le cose. La politica deve aprire spazi veri e il terzo settore non deve essere considerato supplente.
Una fondazione non deve solo leggere i bisogni e poi decidere come utilizzare le erogazioni. Occorre fare dei bandi non solo per progetti ma per le idee: in questo modo le fondazioni diventeranno soggetti non di erogazione ma di domanda,.
L’aumento enorme dei bisogni e della domanda nel 2020, la riduzione di entrate per gli enti del terzo settore, che si occupano di malati, persone sole, anziani, bambini, donne che subiscono violenza, è il tema affrontato da Carola Carazzone.
Una fondazione filantropica deve porsi al fianco di un ente del terzo settore per raggiungere un missione di cambiamento sociale con modalità più flessibili di finanziamento e di supporto. Bisogna investire nell’ente stesso per le attività di comunicazione, fundraising, digitalizzazione e organizzazione. È importante anche la durata del finanziamento: non si possono realizzare cambiamenti importanti in tempi limitati, per un impatto profondo occorrono anni.
Borgomeo ha ricordato che gli aiuti esterni per territori svantaggiati diventano oppressivi se non trovano motori di sviluppo e capitale sociale.
L’esperienza del’impresa sociale “Con i bambini” andrebbe studiata per vedere come ibridare pubblico e privato.
Il terzo settore non si sostituisce al pubblico anzi, esperienze all’estero dimostrano che se il pubblico è più forte lo è anche anche il volontariato. Non c’è concorrenza tra i due settori.
In conclusione i relatori hanno ricordato che anche rispondere ai bisogni è importante ma è diverso dall’avere l’obiettivo di cambiamento e di abbattimento dell’ingiustizia sociale cercando di incidere sulle cause più profonde. Farlo per progetti non è più adeguato ma bisogna cambiare tutto dall’interno.
Il 2020 si sta per chiudere e con esso la sesta edizione di Bee My Job, progetto di apicoltura sociale rivolto a rifugiati e richiedenti asilo, ideato da APS Cambalache, avviato – nel 2015 – grazie al sostegno di Fondazione SociAL e portato avanti da allora senza interruzioni. Avviato come progetto pilota, è cresciuto di anno in anno diventando un modello riconosciuto e validato a livello internazionale. E non si è fermato nemmeno davanti all’emergenza COVID19.
L’edizione 2020, realizzata grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e di CONAPI – Consorzio Nazionale Apicoltori, e forte del patrocinio dell’UNHCR – Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati, ha visto la grande novità dell’apertura della Bee My Job Academy. Una scuola di apicoltura residenziale con sede ad Alessandria per richiedenti asilo e rifugiati provenienti da tutta Italia che ha tra i suoi obiettivi, oltre a garantire una formazione professionalizzante, quello di offrire percorsi di inclusione lavorativa in aziende apistiche etiche su tutto il territorio nazionale. Dopo un attento processo di selezione, ampliato sul territorio grazie all’utilizzo della app Mygrants, all’Academy sono stati ammessi 15 beneficiari originari di 8 diversi Paesi (Costa d’Avorio, Marocco, Guinea Bissau, Guinea, Mali, Nigeria, Congo, Algeria) e residenti in diverse zone del Piemonte, della Lombardia, nonché a Roma. Ciascuno con alle spalle una storia di migrazione, alcuni anche con esperienze di sfruttamento e marginalità.
Dopo le prime settimane di formazione in presenza, l’emergenza sanitaria ha costretto a rivedere l’organizzazione del corso che è proseguito – grazie alla costanza di docenti e studenti – con la didattica a distanza, sia per le lezioni di apicoltura, sia per i moduli complementari di lingua italiana, e sicurezza e orientamento sul lavoro. E poi, nonostante le difficoltà dovute alle circostanze complessive che ne hanno ritardato inevitabilmente la partenza, sono iniziati anche i tirocini in diverse aziende. Dalle realtà a conduzione familiare, come Cascina Sabbione, microfattoria in provincia di Pavia che ha accolto Lamine, o l’Apicoltura Fortini di Arzago d’Adda che ha aperto le porte a Mamadou assumendolo con un contratto agricolo, fino alla grande azienda di respiro internazionale. Ousmane ad esempio si è trasferito in Trentino per lavorare nell’organico di Mieli di Thun, mentre Ayoub e Mohamed sono entrati a far parte della squadra della Tenuta Il Ritiro, azienda leader in Europa per la produzione di api regine.
Bee My Job quest’anno è arrivato anche in Toscana, in un contesto difficile come l’insediamento informale della parrocchia di Vicofaro, a Pistoia, grazie alla collaborazione con MEDU – Medici per i diritti umani e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Qui si è tenuto un corso di apicoltura a cui hanno preso parte sette ragazzi stranieri, due dei quali hanno poi avuto l’opportunità di essere inseriti in tirocinio all’Azienda Agricola La Ginestra di San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze. Un percorso iniziato da poche settimane, ma che proseguirà per un intero anno.
Contestualmente sono proseguite le attività di sensibilizzazione della cittadinanza e in particolare degli studenti, sul tema della sostenibilità ambientale e delle migrazioni forzate. Attività che si sono tenute per lo più online e che hanno messo in connessione Cambalache con realtà importanti, come l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, il Centro Interdisciplinare “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa e la ong Acra. Quest’ultima ha organizzato una serie di Webinar in collaborazione con il Comune di Piacenza, inaugurando il ciclo proprio con la storia e le tematiche al centro del progetto Bee My Job. I numeri di Bee My Job nel 2020
22 richiedenti asilo e rifugiati formati in apicoltura
10 tirocini e 3 contratti di lavoro promossi in aziende apistiche etiche in tutta Italia
8 inserimenti abitativi promossi in abbinamento all’inclusione
200 studenti sensibilizzati sui temi della sostenibilità ambientale e delle migrazioni forzate.